Il Serapeo era un tempio dedicato alla divinità greco-egiziana Serapide. Il Serapeo di Alessandria in particolare, realizzato dall’architetto Permenisco su volere di Tolomeo I Sotere (diadoco di Alessandro Magno), era annoverato fra i più maestosi dell’Egitto greco e poi romano: esso si elevava come un edificio quadrato sopra una scala di 100 gradini e all'intorno correva un porticato. Ammiano Marcellino racconta che era “ornato di grandi sale colonnate, di statue che sembrano vive e tanta moltitudine di altre opere” (Storie, XXII, 16). Vi erano conservate molte opere d’arte, raccolte in un museo, nonché una preziosa biblioteca (distinta da quella, celeberrima, della città). Vi si venerava la celebre statua del dio realizzata da Briasside. Il culto di Serapide era stato introdotto in Egitto da Tolomeo I Lagide, primo sovrano della nuova dinastia macedone, nel tentativo di trovare un culto “mediano” che fosse accettabile per le varie anime della città multietnica. Il culto maturò dallo sforzo ideologico di conciliare le esigenze monoteistiche della componente ebraica (anche se questa non gradiva le rappresentazioni antropomorfiche) molto numerosa nella città, con quelle tipiche della religiosità autoctona, associando al dio elementi caratterizzanti dei culti egizi, in particolare di quelli di Iside e Osiride, e allo stesso tempo rendendo la divinità accettabile anche presso la cultura greco-macedone (il ceto dirigente a quel tempo), giustapponendovi caratteri delle maggiori divinità olimpiche. La divinità infatti appariva simile allo Zeus barbuto e anziano, e recava sul capo un recipiente simbolo di fertilità, associabile dagli egizi con le simbologie delle divinità collegate a tale propiziazione. Per contentare i greci, al dio veniva accostato un cane con tre teste (un Cerbero, su cui poggiava la mano destra della statua), in modo da rievocare un nume infernale, e inoltre vi si avvicinarono attributi legati a Esculapio, tanto che venne venerato anche come dio guaritore. Il successo del culto di Serapide non fu immediato, ma divenne molto diffuso ad Alessandria e in tutto il bacino del Mediterraneo, veicolando anche la moda della venerazione di Iside presso le popolazioni greco-romane. Scarso seguito riscosse invece presso gli Egizi, essendo stati deboli gli addentellati simbolici che ne potessero suggestionare l’interesse religioso.
Nel 391 d. C. la storia del magnifico Serapeo di Alessandria (luogo di culto dedicato a Serapide, divinità eclettica del pantheon ellenistico-romano) ebbe termine. In quell'anno infatti un decreto dell'imperatore Tedodosio metteva al bando ogni genere di sacrificio pagano (l'anno dopo sarebbe stata interdetta anche ogni forma di culto pagana). A margine di questi editti si registravano le occupazioni da parte dei cristiani degli edifici e dei luoghi di culto pagani. Tra gli edifici coinvolti vi fu proprio il Serapeo di Alessandria.
Ma prima che ciò avvenisse era accaduto qualcosa che aveva determinato la risposta dei fedeli a Serapide, cui seguì la reazione dei cristiani. Il vescovo di Alessandria, Teofilo, aveva infatti chiesto ed ottenuto da Teodosio il permesso di convertire in chiesa il tempio di Dioniso presente ad Alessandria. L'assenso imperiale e la successiva profanazione dei simboli pagani, aveva causato la ribellione della componente pagana che aveva dato vita a sommosse e scontri contro i cristiani, i quali vennero anche messi a morte in gran numero dopo che questi ultimi avevano malmenato, torturato e ucciso i sacerdoti del tempio di Dioniso. Tra i pagani uccisori che compaiono nel film "Agorà" (tale elemento è romanzato tuttavia) è coinvolto anche un giovane Oreste, amico di Ipazia e futuro prefetto di Alessandria.
I pagani, operata la vendetta, sebbene respinti (la torba dei cristiani era immensa, fuori dalle previsioni dei pagani), si asserragliarono nel Serapeo, assediati dalla guarnigione imperiale romana (nel frattempo intervenuta a riportare l'ordine pubblico) comandata da un certo Romano (prefetto di Alessandria era Evagrio) e dai fanatici guidati da Teofilo (tra cui i parabolani, gli scherani del vescovo).
Il vescovo Teofilo di Alessandria in piedi sul Serapeo distrutto dai suoi fanatici seguaci |
A guidare la rivolta pagana era Olimpio, sacerdote del tempio, che esortava i pagani a morire piuttosto che rinnegare la fede dei loro padri. Scrive lo storico cristiano Sozomeno (Storia ecclesiastica, 7, 15): "Quando l'imperatore fu informato degli accadimenti, dichiarò che i cristiani che erano stati uccisi erano benedetti, poiché avevano conseguito l'onore del martirio e avevano sofferto difendendo la loro fede. Offrì il perdono a coloro che li avevano uccisi, nella speranza che con tale atto di clemenza fossero indotti ad abbracciare il cristianesimo, e ordinò la distruzione dei templi in Alessandria, causa della rivolta popolare".
E' probabile anche che Teodosio abbia dato ordine di consegnare il Serapeo ai cristiani (9:43) e abbia deciso di elargire il perdono ai pagani colpevoli di assassinio dei cristiani, e che poi da tale decisione sia derivata la distruzione dei simboli e del tempio pagani, e la riconversione all'uso cristiano della struttura. Sta di fatto, che da quel momento in poi, dopo la fuga rocambolesca dei pagani dal tempio (dice Sozomeno: "le persone asserragliate nel Serapeo furono così scosse dall'udire le grida da essere indotti a fuggire"), "il Serapeo venne occupato e, dopo poco tempo, convertito in una chiesa".
Ebbe a scrivere anche Rufino di Aquileia, anche lui storico cristiano (Storia ecclesiastica, 2, 23): "pezzo a pezzo l'edificio viene sbriciolato dai giusti [i cristiani] in nome del Signore Nostro Dio. Le colonne spezzate e le mura abbattute. L'oro, le tende e i marmi preziosi rimossi dalle empie pietre impregnate dal demonio [...] Il tempio, i suoi sacerdoti e gli empi peccatori sono ora sconfitti e consegnati alle fiamme dell'inferno, in nome della fine della vana superstizione e dell'antico demonio Serapide".
Durante l'assalto dei cristiani andarono distrutte le immagini delle divinità pagane, la statua di Serapide, realizzata dallo scultore Briasside nel IV sec. a.C., assieme ad altre opere contenute nel museo, nonché la maggior parte dei volumi della biblioteca di valore inestimabile.
Era il definitivo trionfo del cristianesimo sulle antiche divinità pagane. E quando la testa dello Zeus polimorfo cadde dalla cella del Serapeo, la sella curule dell'imperatore vacillò, disarcionando, di li a breve, Cesare-Augusto.